holden72
2008-03-07 22:15:52 UTC
Mi capita di rado ormai di spaventarmi o provare angoscia quando vedo un
horror. Di tanto in tanto qualche sobbalzo sulla sedia ma niente di
più. Pochi film in realtà nella mia ormai trentennale esperienza di
amatore di pellicole horror mi hanno messo i brividi, e quasi tutti sono
legati al periodo dell’infanzia o dell’adolescenza. Questo non vuol dire
che negli ultimi anni non siano usciti dei film horror importanti, anche
solo recentemente ho visto dei meravigliosi film come Halloween (remake)
o 30 Giorni di buio.
Non mi hanno spaventato, ma questo non significa che non siano dei film
horror validi, significa che da un punto di vista prettamente stilistico
ed estetico sono dei grandi film, al di là del genere.
Ancora una premessa prima di iniziare a parlarvi del film: non credo
necessariamente che un film horror che faccia spavento sia
necessariamente un capolavoro. Perché non credo in assoluto che un film
horror debba per essere fatto bene fare paura. La paura è qualcosa di
personale, che ci riporta all’infanzia e ad uno stato di esaltazione
emotiva che ci fa fare i conti con la nostra natura in parte irrazionale
e in parte bestiale.
Penso infine che un film horror fatto bene possa ispirare altre
emozioni come tensione, angoscia, disagio, divertimento, eccitazione ecc.
Detto questo dichiaro che:
Rec non è un capolavoro.
Rec ha molti difetti.
Rec è uno dei film più spaventosi degli ultimi anni.
Quando sono uscito dal cinema e ho attraversato un vicolo buio ho
scrutato nell’ombra e mi sono guardato alle spalle con un senso di
minaccia, poi mi sono ricordato di essere un uomo adulto e ho ritrovato
la tranquillità che un uomo deve avere nel cuore della notte (dice Prevert).
Nella sala, seduto al buio, tra scarsi e adolescenziali spettatori, ho
provato una tensione e un’angoscia pazzesca, cose che pensavo o mi
illudevo di poter provare vedendo il tanto strombazzato Blair witch
project, che invece mi aveva deluso tantissimo.
Come il famoso predecessore, il cui successo era soprattutto dovuto al
web e alle potenzialità ancora, allora, inesplorate del media, è girato
in presa diretta (come Cloverfield che però è più recente di REC, pur
essendo uscito prima!) e questo conferisce al racconto un sapore di
verità che innesta una novità nel filone oramai stracolmo e saturo degli
zombie.
Se togliamo la presa diretta REC è debitore senz’altro di Romero. Con la
presa diretta ricorda un po’ Resident evil (il gioco). Chi di voi non
tremava aggirandosi nel sinistro edificio o tra le strade di Raccon City?
La recitazione convince, molto di più che in Cloverfield, ma a
convincere è soprattutto una scelta stilistica un po’ sporca e un po’
artigianale che ricorda molto Fulci e altro cinema europeo di genere.
Convince ancora di più quando nella parte centrale sembrerebbe noioso,
mi riferisco alle interviste di intermezzo della giornalista agli
inquilini, la tensione nell’attesa che tutto precipiti rende le parole
normali, banali di questi malcapitati inquilini ancora non del tutto
consapevoli di quello che li aspetta, comiche e allo stesso tempo
tragiche.
Non racconto altro della trama che in effetti ricorda i survival horror
games, vi lascio solo con un dubbio:
non è che il cinema horror per tornare a fare paura sul serio non debba
tornare ad una semplicità stilistica, abbandonando i super effetti
digitali, i cambi di scena tipici di molta paccottiglia americana, i
virtuosismi da regista clipettaro? Non pensate che solo così si possa
restituire ai film quella verità che un tempo era dovuta in parte a
mezzi più poveri oltre che a precise scelte di regia?
Ovviamente, tutto rigorosamente personale.
Holden
horror. Di tanto in tanto qualche sobbalzo sulla sedia ma niente di
più. Pochi film in realtà nella mia ormai trentennale esperienza di
amatore di pellicole horror mi hanno messo i brividi, e quasi tutti sono
legati al periodo dell’infanzia o dell’adolescenza. Questo non vuol dire
che negli ultimi anni non siano usciti dei film horror importanti, anche
solo recentemente ho visto dei meravigliosi film come Halloween (remake)
o 30 Giorni di buio.
Non mi hanno spaventato, ma questo non significa che non siano dei film
horror validi, significa che da un punto di vista prettamente stilistico
ed estetico sono dei grandi film, al di là del genere.
Ancora una premessa prima di iniziare a parlarvi del film: non credo
necessariamente che un film horror che faccia spavento sia
necessariamente un capolavoro. Perché non credo in assoluto che un film
horror debba per essere fatto bene fare paura. La paura è qualcosa di
personale, che ci riporta all’infanzia e ad uno stato di esaltazione
emotiva che ci fa fare i conti con la nostra natura in parte irrazionale
e in parte bestiale.
Penso infine che un film horror fatto bene possa ispirare altre
emozioni come tensione, angoscia, disagio, divertimento, eccitazione ecc.
Detto questo dichiaro che:
Rec non è un capolavoro.
Rec ha molti difetti.
Rec è uno dei film più spaventosi degli ultimi anni.
Quando sono uscito dal cinema e ho attraversato un vicolo buio ho
scrutato nell’ombra e mi sono guardato alle spalle con un senso di
minaccia, poi mi sono ricordato di essere un uomo adulto e ho ritrovato
la tranquillità che un uomo deve avere nel cuore della notte (dice Prevert).
Nella sala, seduto al buio, tra scarsi e adolescenziali spettatori, ho
provato una tensione e un’angoscia pazzesca, cose che pensavo o mi
illudevo di poter provare vedendo il tanto strombazzato Blair witch
project, che invece mi aveva deluso tantissimo.
Come il famoso predecessore, il cui successo era soprattutto dovuto al
web e alle potenzialità ancora, allora, inesplorate del media, è girato
in presa diretta (come Cloverfield che però è più recente di REC, pur
essendo uscito prima!) e questo conferisce al racconto un sapore di
verità che innesta una novità nel filone oramai stracolmo e saturo degli
zombie.
Se togliamo la presa diretta REC è debitore senz’altro di Romero. Con la
presa diretta ricorda un po’ Resident evil (il gioco). Chi di voi non
tremava aggirandosi nel sinistro edificio o tra le strade di Raccon City?
La recitazione convince, molto di più che in Cloverfield, ma a
convincere è soprattutto una scelta stilistica un po’ sporca e un po’
artigianale che ricorda molto Fulci e altro cinema europeo di genere.
Convince ancora di più quando nella parte centrale sembrerebbe noioso,
mi riferisco alle interviste di intermezzo della giornalista agli
inquilini, la tensione nell’attesa che tutto precipiti rende le parole
normali, banali di questi malcapitati inquilini ancora non del tutto
consapevoli di quello che li aspetta, comiche e allo stesso tempo
tragiche.
Non racconto altro della trama che in effetti ricorda i survival horror
games, vi lascio solo con un dubbio:
non è che il cinema horror per tornare a fare paura sul serio non debba
tornare ad una semplicità stilistica, abbandonando i super effetti
digitali, i cambi di scena tipici di molta paccottiglia americana, i
virtuosismi da regista clipettaro? Non pensate che solo così si possa
restituire ai film quella verità che un tempo era dovuta in parte a
mezzi più poveri oltre che a precise scelte di regia?
Ovviamente, tutto rigorosamente personale.
Holden